Tuesday, January 01, 2008

ABETONE: Downhill



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....Adrenalina pura!!!






Dall'Abetone si va su con l'Ovovia fino al Rifugio Monte Gomito e poi ci si butta giù per le piste da sci o per sentieri ripidi e impegnativi, ma ben tracciati e segnalati.



Stiamo parlando dell'Abetone Ovovia Gravity Park ( www.abetoneovovia.it/gravity_park.htm ) Come dicevo, sentieri lunghi, belli e veloci e allo stesso tempo tecnici (da non darlgli troppa confidenza e fare molta attenzione).


Risalite rapide con l'Ovovia, 15 euro per quante volte te la senti di farle, non le risalite, ma le discese; roba che dopo la quarta, quinta, se non sei mooolto allenato, sei veramente stanco ed è il momento di fare attenzione, perche la voglia è tanta...

Se hai la bici adatta di tuo puoi portarla, altrimenti ti danno tutto loro: bici da freeride, o da downhill, caschi integrali, protezioni e tutto quello che occorre. La spesa alla fine lievita, ma il divertimento è tanto e tale che ne vale la pena.


Noi all'inizio abbiamo fatto i due percorsi più semplici (sic!!!), cioè quelli che vengono giù per le piste da sci, poi ci siamo fatti più arditi e abbiamo disceso sentieri che entrano nel bosco, rasentando alberi e con pendenze veramente impegnative.



Devo dire che ho sudato quasi quanto andare in salita ed in alcuni tratti, sinceramente, sono sceso di bici e ho camminato.

Davanti all'Ovovia, in fondo alle piste, c'è anche uno spiazzo preparato con dei salti artificiali con gradi diversi di difficoltà. Per chi se la sente, non c'è che l'imbarazzo della scelta.


Unico neo: il giorno dopo dolorini alle gambe che non vi dico..., neppure dopo una maratona.

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Altre foto:















end
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Sunday, October 01, 2006

Tre giorni sulle DOLOMITI




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...dalle Tre Cime di Lavaredo
alle Pale di San Martino...


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A inizio settembre Mau mi dice che ha un surplus di ferie e che deve farle obbligatoriamente. Decidiamo di andare tre giorni sulle Dolomiti e fare qualche percorso in mountain bike.

Vaghiamo un po' su internet e troviamo una pensioncina a 37 Euro a notte in mezza pensione che sembra fare al caso nostro: "Il Lupo Bianco", in quel di Canazei, anzi appena fuori, subito dopo il 9° tornante del passo del Pordoi, quindi baricentrico a quello che vogliamo fare: un percorso lì a Canazei, uno, anche su strada verso la Marmolada, poi spostarci in auto verso le Tre Cime di Lavaredo e l'ultimo giorno andare giù a San Martino di Castrozza e trovare uno sterrato che sale di fronte alle famose Pale.


Riusciamo ad infilare le due bici nel bagagliaio della 206 e via, si parte...

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Arriviamo la mattina alle 11 e l'albergo è proprio carino, incastonato tra una parete rocciosa e un torrente, con un laghettino davanti e delle oche che ci nuotano dentro. Posiamo i bagagli in un salottino perchè le camere ce le daranno solo alle 14 e ci cambiamo subito, pantaloncini, maglietta, montiamo le bici e via verso Canazei.

La giornata è splendida, sole e cielo azzurrissimo, l'ideale per cercare un bel percorso.

Arrivati in paese ci fermiamo da un rivenditore/noleggiatore di biciclette e chiediamo una cartina della zona. Ci regala un pieghevole con tre - quattro percorsi segnati e relative caratteristiche e difficoltà. Ne scegliamo uno che si inerpica sulla sinistra di Canazei, giù verso Alba, da dove parte lo sterrato che sale di fronte al Sass Long e che arriva al rifugio "Contrin". Dopo i primi duecento metri la salita si fa impedalabile, scendiamo e ci tocca spingere le bici.

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Pensiamo che siano i primi tornanti, invece spingiamo per più di un'ora, riuscendo a pedalare pochissimo, nonostante la strada sia larga, pendenza e ghiaia ci impediscono una salita in bici. La fatica e l'incazzatura sono enormi, anche se ripagati da un panorama stupendo, giù si vede tutta Canazei con sullo sfondo il Sas Long.
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Arriviamo ad un rifugio, la baita "Locia de Contrin", è più dell'una e decidiamo di mangiare qualcosa. La signora che è al banco per prima cosa ci chiede se siamo arrivati proprio dalla "strada bianca", e aggiunge che nessuno la fa, è troppo ripida e che dovevamo fare l'altro sentiero, indicando sulla sinistra della baita. Figuratevi l'incazzatura...


Ma siamo ricompensati da un'enorme bruschetta con lo spek e dal fatto che da lì, ci assicura, il sentiero sarà quasi pianeggiante e ben tenuto.


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Riprendiamo a pedalare ed in effetti la strada è come descritta: buon fondo, leggera pendenza e bellissimo paesaggio, con tanto di mucche e vitelli che pascolano. I 2000 e più metri però si sentono, nonostante sia quasi pianura, devo tenere i rapporti agili e faccio fatica.

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Arriviamo al rifugio "Contrin" dopo una bella pedalata e il posto è esagerato. Su in alto, sopra le vette, in un cielo azzurro intenso, ci sono persino dei parapendii che volteggiano.
















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Ci fermiamo un poco e poi torniamo indietro. Questa volta alla "Locia" prendiamo a sinistra e facciamo il sentiero meno ripido che si snoda in un bosco di abeti, ci sono alcuni punti dove bisogna scendere a causa delle radici, ma anche ponticelli di legno che scavalcano la cascata di un torrente.


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Ritorniamo ad Alba e prendiamo la statale 641 per il passo Fedaia, con l'intento di raggiungere l'omonimo lago da cui si può ammirare il massiccio della Marmolada e il ghiacciaio che lo ricopre.


Sarà per lo sforzo fatto la mattina, o per l'altitudine cui non siamo abituati, fatto sta che saliamo molto lentamente e a meno di due chilometri dal lago rinunciamo, anche perchè si è fato tardi e dobbiamo sempre sistemarci in albergo e, comunque il ghiacciaio si vede benissimo, dal lago, che intravediamo, non potremmo avere vista migliore.


Tornati al Lupo Bianco ci sistemiamo e facciamo una ricca cena, dopo di che a riposare, siamo distrutti e il mattino dopo dobbiamo alzarci presto e percorrere la statale verso Misurina per la tappa attorno alle Tre Cime di Lavaredo.


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Partiamo di buon ora e giunti al passo del Pordoi ci fermiamo. Decidiamo di prendere la cabinovia che sale sul Sass Pordoi da dove si può amirare tutto il complesso dolomitico nella sua bellezza. Facciamo alcune foto e poi si torna alla macchina e via, direzione Cortina e di seguito lago di Misurina.


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Arrivati al lago proseguiamo sull'asfalto su verso il rifugio Auronzo sempre in auto. Dopo l'esperienza del passo Fedaia, decidiamo di pagare il pedaggio e arrivare in macchina fino al parcheggio del rifugio e facciamo bene, perche su alcuni tornanti la pendenza supera il 18% e si sale in prima.


Nel parcheggio del rifugio scarichiamo le bici e iniziamo il percorso sullo sterrato verso il rifugio Lavaredo. La strada è pianeggiante e ha il fondo buono, il panorama è stupendo e le Tre Cime si stagliano davanti a noi.


Per poter vedere vederle, però, nella classica iconografia, quella che le ha rese famose in tutto il mondo, dobbiamo giraci intorno, quindi proseguire per il rifugio Locatelli.


Sapevamo e un cartello ce lo ricorda, che il sentiero dal Lavaredo al Locatelli è vietato alle mountain bike, ma noi decidiamo di percorrerlo lo stesso, usando la precauzione di scendere ogni qualvolta ci sia un gruppo di escursionisti, sia che seguano la nostra stessa direzione che ci vengano incontro e sono veramente tanti, così scendiamo innumerevoli volte, ma ne vale la pena. E poi così ci godiamo meglio il panorama, senza dover concentrarsi troppo sul percorso, come avviene quando si va veloci.


Arriviamo al rifugio e siamo i soli in bici, anche se poco dopo ne giungeranno altri. Ci cambiamo le magliette sudate, mettendole ad asciugare appese ai fili messi a disposizione con tanto di mollette e andiamo a mangiare. Ci fanno dei piatti di spaghetti e dei taglieri di spek che un gruppo di tedeschi non può fare a meno di fotografarci mentre mangiamo, ma daltronde le energie spese sono tante...


Ci godiamo un'oretta di pace e panorami stupendi, compresi i laghetti sul retro del rifugio e rimontiamo in bici. Nel tornare indietro sullo stesso sentiero, data l'ora, non c'è quasi più nessuno, così ce la facciamo tutta pedalando ed è piacevole perchè il fondo è buono e ci sono solo dei mangia e bevi con pendenze anche impegnative, ma poco lunghe e affrontabili. Unico neo, una mia foratura quasi alla fine che però rigonfiando la ruata mi consente di arrivare alla macchina.


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Per tornare a Canazei non facciamo la stessa statale, ma passiamo dal passo di Giau, per la strada che poi costeggia il massiccio della Marmolada nel versante est. Facciamo benissimo perche troviamo poco traffico, panorami bellissimi e attraversiamo paesini caratteristici.
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Il giorno dopo non è bello come i precedenti, ci sono nuvole all'orizzonte e foschia. Comunque ci avviamo verso san Martino di Castrozza e appena arrivati recuperiamo una cartina con i percorsi per mtb. Decidiamo di farne uno che arriva al rifugio Tognola.


Parcheggiato nei pressi del campeggio, cominciamo a salire su di una strada bianca che attraversa uno splendido bosco di abeti, con pendenza impegnativa ma pedalabile. Sono 14 - 15 km. che ci impegneranno abbastanza, senza mai scollinare, salendo sempre. Ci fermiamo un paio di volte a vedere gruppi che fanno down hill, salgono in cabinovia e scendono a rotta di collo, tagliando anche per qualche pista di sci perchè, probabilmente, la pendenza della strada non li soddisfa.


Arriviamo alla malga Tognola ed è veramente tipica, con un montanaro con tanto di barbone e cappellino di feltro che vende prodotti tipici.
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Il tratto da lì al rifugio Tognola è veramente impegnativo e gli ultimi 200 metri, anche a causa della ghiaia del fondo, ce li facciamo a piedi.


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Il rifugio è veramente bello, con la stazione di arrivo della cabinovia, bar e ristorante self service con una enorme vetrata da cui ammirare le Pale di San Martino al di là della valle dove San Martino di Castrozza e illuminato da un raggio di sole. Quando arriviamo sono le 14 e decidiamo di mangiare al ristorante. Siamo gli unici due avventori e ci servono addirittura al tavolo: tagliatelle sul cervo, braciole di cervo e spezzatino di capriolo! Niente male davvero.

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Purtroppo il tempo è incerto e le cime delle Pale sono avvolte dalle nubi, ma non per questo il panorama è meno avvincente. Facciamo le foto di rito e poi iniziamo la discesa.


La strada, come detto, è larga e il fondo è buono, così ci consente di scendere veloci facendoci divertire.

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Arriviamo al parcheggio parecchio provati, dalle nostre parti, a Livorno, non ci sono salite e discese così lunghe, inoltre ormai si è rannuvolato tutto e così decidiamo di tornare a Canazei.


Il giorno dopo avevamo deciso di dedicare la mattinata a fare un breve percorso sul lato del Sass Long, ma piove e così decidiamo di tornare a casa prendendocela comoda ripromettendoci di tornare per fare altri percorsi.
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